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EMANUELA FOLLIERO: L’ELEGANZA CHE BUCA LO SCHERMO

Di Laura Corigliano

La sua grande bellezza le ha permesso di essere il volto di Rete 4 per quasi trent’anni, la sua intelligenza e la sua sensibilità la rendono una persona speciale per tutti quelli che la conoscono: Emanuela Folliero, l’ultima annunciatrice Fininvest, si racconta in quest’intervista, che vi permetterà di conoscere il “dietro le quinte” di questa donna dalle tante sfumature.

Mi racconti i suoi esordi, da giovanissima modella fino all’arrivo in Fininvest. “In mezzo ci sono state Telenova e Rai2 con Jocelyn Hattab, nel programma “Conto su di te!”. Poi il 1° aprile del 1990, mi telefonarono da Mediaset e io, pensando che fosse uno scherzo dei miei amici, riattaccai per ben tre volte, finché rispose mia madre e capì che si trattava effettivamente di una proposta di lavoro: mi fecero sostenere un provino e venni scelta come sostituta dell’annunciatrice Cinzia Lenzi, che stava entrando in maternità. Quell’occasione mi aprì la strada per tutto ciò che è seguito.”

Ha vissuto la rivoluzione causata dell’avvento della televisione privata e gli anni d’oro di Mediaset, quanto ne era consapevole? “In realtà ero giovane e troppo presa dalla vita per capire quante potenzialità fossero sul piatto e quanto fosse radicale il cambiamento in atto. Allora io facevo teatro, studiavo dizione e recitazione, andavo a scuola, uscivo con gli amici e in più lavoravo, ma facevo tutto con grande naturalezza, perché faceva parte della mia quotidianità. Oggi chiunque faccia anche solo una comparsata in video si sente “arrivato”; a quei tempi c’era più umiltà, forse anche perché si era meno consci del potere della televisione.”

L’esposizione mediatica per lei cosa ha rappresentato? “Io ero molto timida e il lavoro in video mi ha costretta a superare le mie paure; le porte che a volte mi sono state sbattute in faccia, come è normale che accada, mi hanno fatto male, ma mi hanno anche rafforzata caratterialmente e preparata per le difficoltà della vita. Ho imparato a gestire le frustrazioni e le sconfitte e a vivere i successi non come traguardi, ma come punti di partenza, per migliorare attraverso lo studio, il sacrificio e la serietà. Grazie al video sono cresciuta, ho scoperto i miei talenti, l’importanza della resilienza, mi sono formata e ho trovato una “casa” che mi ha ospitata per trent’anni.”

Avrebbe ancora senso il ruolo dell’annunciatrice oggi? “Allora esistevano la televisione pubblica, alcune realtà locali e Mediaset, mentre le televisioni a pagamento come Sky, Netflix, etc. erano realtà ancora da disegnare, per non parlare dei social, che hanno rappresentato una vera rivoluzione, quindi direi di no: ormai lo spettatore sceglie come e quando vedere un programma, s’informa online e non ha più bisogno che gli venga ricordata una programmazione, che oggi grazie all’ “on demand” in parte non esiste nemmeno più.”

Uno dei suoi programmi cult è stato “I Bellissimi di Rete 4”. “Quel programma ha davvero segnato un’epoca e per me ha rappresentato una grande crescita professionale: era un prodotto televisivo di qualità, elegante nei contenuti e nella forma, in linea con la mia tipologia d’immagine e conduzione, mai sopra le righe e ostentata, ma accogliente e garbata. “

Il 7 luglio 2018 è il giorno in cui viene cancellato il ruolo dell’annunciatrice e termina il suo rapporto trentennale con Mediaset. Come ha vissuto questo passaggio? “Con grande tranquillità poiché sapevo già da mesi che sarebbe successo e, nello stesso tempo, l’esclusiva con Mediaset mi aveva dato tantissimo, ma m’impediva di percorrere altre strade che m’incuriosivano. Chi sceglie questo lavoro sa di essere precario: io sono stata estremamente fortunata a poterlo fare per così tanti anni e ad alti livelli, ma ogni cosa ha un termine e bisogna saperlo accettare. “

Qual è il programma che più l’ha rappresentata? “Ce ne sono stati vari ma “Affetti speciali” era perfetto per me, perché intervistavo personaggi che hanno fatto la storia del cinema e questo si coniugava perfettamente con la mia voglia di conoscere e di ascoltare. Un altro è stato “Stranamore”, che mi affascinava per le storie dei protagonisti, storie vere di gente comune alle prese con la difficoltà delle relazioni e dei sentimenti.”

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