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Chi è Federica De Vizia: nata a Montefusco, classe 1982, laureata con lode in Scienze della Comunicazione e poi in Lettere e Filosofia, è vicecaporedattrice di Rai Parlamento.

Figlia del noto imprenditore della sanità sannita, Antonio De Vizia, e di sua moglie Daniela Cappuccio, inizia a curare la comunicazione delle aziende di famiglia e presto diviene editrice de Il Quaderno, una delle prime testate online della Campania. Tra i suoi cugini, il neo presidente di Confindustria Campania, Emilio De Vizia.

Giornalista professionista, nel 2008, a 26 anni, vince il concorso in Rai, approda a Campobasso, per il format Buongiorno Regione, poi a Bologna e diviene il volto delle trasmissioni delle prime ore del mattino, in seguito arriva a Roma e si occupa di politica. Numerosi i conferimenti sul giornalismo, tra cui il premio internazionale Marzani, il Premio PAIR – Prize for American Italian Relations.

Tra le sue passioni anche l’enogastronomia, nel suo tempo libero dedica servizi alla valorizzazione dei prodotti del territorio italiano. Adora le sorelle: Roberta e Marcella.

 

 

Incontro Federica in Via del Corso, a Roma, a due passi da Palazzo Chigi. È pomeriggio, caldo torrido di questa estate 2024. La vedo arrivare leggera nel suo vestito elegante, poco scollato, lungo al ginocchio, una piccola cintura in vita. Scarpe basse. Trucco leggerissimo, molto naturale. Mi accoglie con un sorriso sincero e coinvolgente, è il nostro primo incontro dopo chiacchierate al telefono e messaggi WhatsApp. È un vulcano, spiritosa e colta, racconta della sua vita, tratti personali e professionali.

Non c’è che dire, il tuo curriculum racconta di gavetta e soddisfazioni. Quale tappa del tuo percorso professionale ti ha impensierito di più, quella invece più divertente e quella che ti ha permesso di esprimere finalmente il tuo potenziale?

Ho avuto amore immediato per la Comunicazione. L’ho studiata, l’ho praticata. Quando sono entrata in Rai, a soli 26 anni, ero consapevole di essere fortunatissima, così come sapevo di dover dare il meglio trovandomi tra colleghi professionisti stimati e con esperienza pluriennale. Il cambio delle varie redazioni non è mai stato semplice ma proprio per questo mi ha trasformata, forgiata, reso più forte e più consapevole delle mie capacità.

Se invece dobbiamo riferirci al divertimento, beh ho adorato i programmi da inviata alla scoperta delle ricchezze del territorio e della gastronomia italica. Non era mai troppo presto per me, né troppo impervio. Nemmeno il più solitario dei pastori silani sarebbe riuscito a intimidirmi o a impedirmi di raccontare.

La mia quadratura l’ho poi trovata a Rai Parlamento. Istituzionalità, velocità di intuizione e di comunicazione, oggetto dell’informazione insomma e derivazione del soggetto.

Hai sempre avuto il desiderio di occuparti di giornalismo, sei stata anche editrice. Cosa raccontavi con la tua testata, il Quaderno?

Quella è stata una esperienza fondante. La prima redazione che ho vissuto con spirito corporativistico. Facevamo delle lunghe riunioni in cui programmavano ogni numero come se fosse stato un prodotto sartoriale sull’ attualità, sulla politica e sulla cultura locale. Dalla redazione di articoli, correzione e impaginazione alla direzione di linea: lì ho imparato la struttura del giornalismo.

Oggi a Roma sei vicecaporedattrice Rai Parlamento: dirette su dirette per raccontare la vita politica italiana, le decisioni parlamentari. Promossi o bocciati i nostri rappresentanti?

Come normale nella società umana c’è chi eccelle in qualche ambito e chi no. A ognuno si richiede la rappresentanza degli interessi dei cittadini, i veri protagonisti della vita parlamentare.

Il servizio memorabile? L’intervista impossibile?

Il servizio memorabile deve ancora arrivare, come l’intervista impossibile. È il mio motto di vita: non sentirmi mai arrivata! Posso dire che mi emoziona sicuramente sapere di avere la possibilità di intervistare ministri o presidenti del Consiglio e sapere che addirittura il mio mestiere mi concede un’arma in più: chiedere come diritto.

A proposito, ai parlamentari irpini oggi in Parlamento cosa suggeriresti rispetto alla comunicazione nei confronti dei cittadini?

Alla Camera nelle ultime elezioni si sono imposti Gianfranco Rotondi e Michele Gubitosa. Sul suggerimento, gli consiglierei di diffondere l’operato preciso del loro agire e non solo l’annuncio dell’intenzione. Se i cittadini potessero prendere parte e monitorare l’attività svolta con la semplice conoscenza della stessa si creerebbe una fiducia non ballerina.

Quanta Irpinia ti porti nel cuore? Sei nata e cresciuta a Montefusco. Cosa della tua terra ritieni abbia influenzato il tuo modo di essere e di cui sei fiera?

Praticamente tutto. Sono le origini da cui mi muovo. Il mio modo di rapportarmi, franco, magari forte, ma estremamente gentile; la preminenza dell’onestà e della sostanza invece che gli arroccamenti inutili, il risultato che conta e non il percorso fatto per ottenerlo. I sacrifici si fanno in silenzio, i successi non si esaltano. Irpinia, terra di lavoro e di tradizione.

Ami viaggiare, sai cucinare e sei anche sommelier. Ecco, il viaggio del sogno, la tua ricetta preferita e un suggerimento sulle combinazioni pietanze-vini. Sfatiamo miti o teniamo ben salde le tradizioni per cui con un piatto a base di pesce è d’obbligo il bianco?

Ognuno deve essere felice a tavola nel modo in cui vuole e preferisce. Se crede che un Aglianico freddo sia ottimo su un branzino ben venga. Io ho conseguito in tre anni il titolo di sommelier tra Napoli e Firenze da giovanissima e mi sono abituata a regole e abbinamenti “giusti” che condivido e comprendo, ma spesso tra amici e famiglia lascio scegliere il vino a tavola.

Il gusto personale va salvaguardato e poi si ottengono clamorose scoperte. Quanto è buono il vino con la gazzosa? Io adoro la Coda di Volpe che è meno diffusa della Falanghina e amo il Taurasi con un classico ragù della domenica che ripropongo a Roma nelle mie cene.

E hai la passione per le scarpe, mi dici, come ogni donna. Qual è il dettaglio che fa eleganza secondo te?

Il dettaglio che fa eleganza è la capacità di saper “togliere” e non aggiungere. Il minimalismo nel look come nell’arredamento vince. Ma io ho un’anima che definisco “barocca” e non mi riesce facilmente. Per cui ammiro una donna con un tubino nero, un tacco alto e 2 orecchini di perle ma non sono io, che indosso quasi sempre qualcosa di rosso e gli orecchini a lampadario.

Il tuo sogno e il tuo prossimo progetto?

Essere una buona madre. Sono in attesa di un maschietto e spero di saper conciliare al meglio vita privata e lavoro, e trasmettergli i giusti valori. Confido molto in mio marito.

Una notizia bellissima, complimenti, ti ringrazio per averla svelata a me e ai nostri lettori.

A proposito di tuo marito, Andrea Chiappetta, romano…galeotto il Covid…certamente avrà visitato la tua terra, Avellino o l’Irpinia in generale. Il luogo che, secondo te, lo ha affascinato di più? E quello al quale tu sei più legata.

Montefusco, o almeno così mi dice per farmi felice. Spesso per lavoro veniamo di corsa per un solo weekend dai miei genitori ed è il luogo dove trascorriamo più tempo, piacevolmente fagocitati da amici e parenti. La prima volta che è venuto a conoscere i miei gli ho organizzato una visita al carcere borbonico di Montefusco in pieno gennaio. Non la dimenticherà mai…per il freddo. Così come il tour di Mirabella Eclano, paese di mia madre. L’hobby, fino a che non scoprissi di aspettare nostro figlio, era la visita di piccole cantine tra Sannio e Irpinia. Oggi guardiamo a vista l’orizzonte.

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